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Visualizzazione dei post da 2020

Sequenza 2 di 3 - Cerchi del purgatorio: Non vedo e dispero - Negazione

Questa particolare sequenza di tre cerchi è leggermente più grande delle altre due, per dare maggiore enfasi. Rappresenta la fase in cui avviene la metamorfosi della disperazione che non abbandona più nessuno dopo aver visto il “peccato”. Infatti, neanche lo sforzo di chiudere gli occhi, sino a sembrare di non averli più, può cancellare la visione del “peccato”. I buoni e i cattivi risultati delle nostre parole e delle nostre azioni si vanno distribuendo, presumibilmente in modo alquanto uniforme ed equilibrato, in tutti i giorni del futuro, compresi quelli, infiniti, in cui non saremo più qui per poterlo confermare, per congratularci o chiedere perdono. José Saramago, libro Cecità L'opera è stata realizzata in gres ad alta temperatura, 1260°C, in fornace a legna; cristallina base cenere e colorazione in ossido di ferro puro; composta da: tre dischi diametro 13 cm, altezza 3cm.  Opera disponibile
In un giorno come tanti, ti arriva una foto del genere, che mi fa stare bene. Una composizione che parla da sola: la beagle che fa «yoga» letteralmente attorniata dalle mie creazioni. Grazie Giuseppe e Valeria e naturalmente a Maya per la posa!  

Sequenza 1 di 3 - Cerchi del purgatorio: Vedo e Dispero - Choc

Questa prima sequenza, uguale all’ultima per dimensione, rappresenta l’incipit della sequenza immaginaria che porta dalla disperazione e alla rassegnazione. Infatti i visi hanno gli occhi aperti e la bocca deformata dal grido istintivo, spinto dallo choc dalla visione del “peccato”, dal prendere coscienza.  Fondamentalmente penso che l’angoscia del vivere quotidiano in contesti difficili, tra mille paure e preoccupazioni, possa generare una forte disperazione, che può indurre a credere di dover scontare peccati mai commessi:  «Se siamo qui, sarà forse, per scontare un qualche peccato?». Abbiamo tutti i nostri momenti di debolezza, per fortuna siamo ancora capaci di piangere, il pianto spesse volte è una salvezza, ci sono circostanze in cui moriremmo se non piangessimo. José Saramago, libro Cecità L'opera è stata realizzata in  Gres ad alta temperatura, 1260°C, in fornace a legna; cristallina base cenere e colorazione in ossido di ferro puro; composta da: tre dischi diametro 13 cm,

Germinazione delle idee #1

La germinazione è sicuramente il concetto al quale sono più affezionato. Contiene in sé tutto il significato di idea, intesa come forza naturale che spinge verso la vita. Come il germe del seme che spinge verso l’alto, per uscire dalle tenebre della terra, verso la luce. Il germe spinge senza sapere se prima o poi vedrà la luce, forse inconsapevole dell’esistenza stessa della luce, eppure con una fede cieca si muove e si contorce per trovare la strada verso la vita, sfuggire alla tenebra. Penso sia questa la migliore metafora per descrivere le mie idee: si formano apparentemente dal nulla, sempre all'improvviso, poi germinano, si attorcigliano fintanto che non trovano un modo per manifestarsi e diventare realtà.  In origine l’intera sequenza avrebbe dovuto essere di nove dischi, ma poi per le varie vicissitudini e l’abbandono repentino del laboratorio, l’ho dovuta ripensare in due sequenze da tre dischi ognuna. Rispetto agli schizzi penso che sia venuto meglio così, mi piace di

Pratica disegno #10: sette forme di veneri

Mi è sempre piaciuta la venere di Willendorf, ha qualcosa di veramente ancestrale, un alone di mistero. Un'idealizzazione, un vero esercizio di astrazione della figura della donna, sicuramente un’opera d’arte, che indica la capacità dell'umanità di andare oltre la forma, oltre a quello che l’occhio vede. Qualcuno ha cristallizzato la realtà che viveva migliaia di anni fa, facendo della scultura un messaggio, perché l’essere umano ha la necessità di comunicare, di raccontare. Avevo disegnato questi schizzi qualche tempo fa e ora li ripropongo su qualche disco che era rimasto vuoto in una scatola. Non amo particolarmente buttare cose su cui ho lavorato tanto. Ho fatto questi graffiti partendo dalla figura di abbondanza della venere di Willendorf e immaginando che più passano i secoli e più l'ideale di donna diventa praticamente filiforme. Considerato che se nelle tribù primitive, una giustificazione pratica esiste, ad oggi non ve ne è alcuna, a scagionare media e industri

Megalomania: Io, uno e trino!

Si tratta di tre dischi che raccontano tre momenti diversi della vita: Momento della forza (Gioventù), un fiume in piena rende tutto possibile; Momento del dubbio (Maturità), nuvole coprono i migliori intenti; Momento dell’accettazione (Vecchiaia), come su una moneta convivono due facce, coesistendo in completa antitesi. Non mi dilungo, oltre, non c’è altro da aggiungere a parte la “leggera” blasfemia del titolo, una sorta di estrema unzione! L'opera è stata realizzata in gres  ad alta temperatura, 1260°C, in fornace a legna; cristallina base cenere e colorazione in ossido di ferro puro; composta da: due dischi diametro 15 cm, altezza 7cm. Opera Disponibile

Stagno #2: Vento

Devo riprendere il precedente post “Stagno #1: Sasso” perché questa seconda creazione è la sua naturale continuazione, una sorta di seconda parte. Anche in questa sequenza ho pensato all’evento che altera la quiete dello stagno, acqua morta e ferma per eccellenza. A differenza del violento e irruento evento scatenato dal sasso, c’è un altro elemento che genera altrettante alterazioni più subdole e durature: il vento. Il vento, genera prima increspature, e man mano rinforza, diventando vere e proprie onde, che nello stagno si propagano altrettanto velocemente quanto quelle generate dal sasso. Eppure si tratta di eventi diversi, il vento si fa sentire, in un certo senso si preannuncia.  L’insistente azione del vento renderà più difficile e in taluni casi impossibile il raggiungimento dello stato di quiete precedente. Le acque torbide dello stagno diverranno sempre più scure fino a diventare nere come il fango dello stige. Le increspature sicuramente, alla fine, si a

Stagno #1: Sasso

Riprendo il concetto della precedente post “Cerchi concentrici: il sasso nello stagno” perché penso che ci sia molto altro da approfondire. In questa sequenza ho pensato all'evento che altera la quiete dello stagno, acqua morta e ferma per eccellenza. Il sasso scagliato nello stagno è il momento dello sconquasso, gradi schizzi d’acqua, che per un istante sembrano voler cambiare l’ordine naturale delle cose, onde che si propagano velocemente pronte a scuotere la superficie e il fondale oscuro. Ma si tratta di un evento improvviso, un fuoco di paglia, un attimo di pura violenza destinato a spegnersi altrettanto velocemente di come si è manifestato. Basta poco e le ultime increspature si acquieteranno e tutto ritornerà all'apparente quiete dell’acqua morta. Il sasso è metafora dell’evento che scuote nel profondo, generando conseguenze drammatiche. Evento che per chi non lo vive (e quindi lo vede dall'alto) altro non è che un increspatura. Nei due dischi laterali (d

Nulla cambia tutto si "replica"

Ogni cerchio contiene tre semisfere in rilievo, con un “taglio” abbozzato di forma geometrica (tondo, quadro e triangolare) nel centro rispetto all'osservatore che vi si pone frontalmente. Ogni semisfera ne genera un’altra, tutte segnate dallo stesso “seme” destinato a ripetersi come nei frattali, aumentando e diventando sempre più grande. Nulla cambia: il “seme” quadrato genera solo e soltanto altri quadrati, come il tondo genera un altro tondo e il triangolo genera un altro triangolo e così via. O almeno, finché, la sequenza non venga interrotta. E se invece, l'incessante ripetizione abbia un senso che non sia possibile arrivare a comprendere? Dopotutto, un proverbio che sento dire, sin da quando ho memoria, recita: “chi nasce tondo non muore quadrato”.  L'opera è stata realizzata in Gres ad alta temperatura, 1260°C, in fornace a legna; cristallina base cenere e colorazione in ossido di ferro puro; composta da: tre dischi diametro 15 cm, altezza 6cm.

A casa di amici ...

... spazio dedicato

Cerchi concentrici: il sasso nello stagno

In questa serie – cerchi concentrici – graffiati sulla superficie. Alcuni tratti anche se interrotti, parzialmente cancellati, hanno di per se un'identità così precisa, che ne basta un brevissimo tratto per intuire la direzione e la forma.  Il cerchio, inteso come figura geometrica, ha questa caratteristica: anche se ne manca più di un quarto, o che non sia completamente chiuso, continua ad avere una sua identità di “cerchio” tanto da spingerci a chiuderlo con la nostra immaginazione. È una forma così ancestrale che secondo me ha la forza di attrarre sempre la nostra attenzione. In particolare, ho proposto differenti tipi di tratto, dal verde sfumato con macchie scure, ai neri grossi in rilievo bruciati come lava fredda, ai sottili e calligrafici cerchi in marrone. Tutti presentano  vari gradi di interruzioni, che si originano sempre dal centro verso l’esterno. L'opera è stata realizzata in Gres  ad alta temperatura, 1260°C, in fornace a legna; cristallina bas

Ordine e caos interrotto

Si cambia registro, dai disegni a qualcosa di più impegnativo. Con questa serie inizio ad ampliare la paletta di colori basici partendo da ossidi puri, presenti in natura. In questa tris sperimento – macchie – di blue, marrone e nero, con ossidi in purezza per avere tutte le sfumature possibili combinazione con la mia cristallina. Si va dal colore in forma granulare “terrena”, al vetro fuso liscio “perfetto”.  L’ordine è dato dalla disposizione del materiale sulle superfici, mentre, il caso è dettato dalla fusione.  La forza del fuoco, spinto fin quando la luce emessa dalla fornace diventi accecante: il momento in cui bisogna fermare tutto, interrompere il “caldo” caos, affinché tutto prenda forma nel “freddo” ordine. L'opera è stata realizzata in Gres ad alta temperatura, 1260°C, in fornace a legna; cristallina base cenere e colorazione in ossido di ferro puro; composta da: due dischi diametro 13 cm, altezza 2,5cm. Opera Disponibile

Pratica disegno #9: Bambini persi

Come si fa ad aver paura di un viso?  Se ogni viso è unico e se ogni paio d’occhi è lo specchio dell’anima, allora di cosa abbiamo paura?  Forse degli occhi vacui, senza pupille, sguardi senza direzione, senza futuro. Oppure dei visi scuri, sporchi, sfregiati dalla vita, che scrutano l’osservatore mettendolo a disagio. Ma, non sarà, la solita storia della paura del diverso? L'opera è stata realizzata in Gres ad alta temperatura, 1260°C, in fornace a legna; cristallina base cenere e colorazione in ossido di ferro puro; composta da: tre dischi diametro 13 cm, altezza 2,5cm. Opera disponibile

Pratica disegno #8: Dis-graziato oriente, due enso

Inutile riprende la polemica del precedente post, peraltro sterile in quanto fatta solo per il mio esclusivo diletto. In questa composizione ho disegnato due enso speculari, come a guardarsi: due vite, due percorsi, che hanno avuto spinte in diverse direzioni pur tornado irrimediabilmente verso il proprio centro, verso loro stessi.  Il disegno è più graffiato, presenta parti in rilievo unite a parti molto ruvide e spesse al tatto. Penso sia un bel tratto molto pieno che in foto non rende molto bene.  È un simbolo della calligrafia orientale che mi ha sempre affascinato: Il tratto del pennello intinto una sola volta, schiacciato sul foglio e trascinato in una rotazione vitale finché non ci sia più inchiostro per chiudere il cerchio. Una splendida metafora. Qualunque sia la quantità di inchiostro (tempo) a nostra disposizione ci trasciniamo finché c’è vita, ognuno nel suo verso, ma tutti seguendo il cerchio che ci spinge a ricongiungerci con noi stessi e forse anche con l’universo.