Riprendo il concetto della precedente post “Cerchi
concentrici: il sasso nello stagno” perché penso che ci sia molto altro da
approfondire.
In questa sequenza ho pensato all'evento che altera la quiete
dello stagno, acqua morta e ferma per eccellenza. Il sasso scagliato nello
stagno è il momento dello sconquasso, gradi schizzi d’acqua, che per un istante
sembrano voler cambiare l’ordine naturale delle cose, onde che si propagano
velocemente pronte a scuotere la superficie e il fondale oscuro. Ma si tratta
di un evento improvviso, un fuoco di paglia, un attimo di pura violenza
destinato a spegnersi altrettanto velocemente di come si è manifestato. Basta
poco e le ultime increspature si acquieteranno e tutto ritornerà all'apparente
quiete dell’acqua morta.
Il sasso è metafora dell’evento che scuote nel profondo,
generando conseguenze drammatiche. Evento che per chi non lo vive (e quindi lo
vede dall'alto) altro non è che un increspatura. Nei due dischi laterali (dx e
sx) si vedono stilizzate per ognuna quattro onde naturali, libere e caotiche.
Nel centro, invece, ci sono cinque onde tutte della stessa altezza perché a
volte bisogna controllare e arginare il dramma.
L'opera è stata realizzata in Gres ad alta temperatura, 1260°C, in fornace a legna; cristallina base cenere e colorazione in ossido di ferro puro; composta da: tre dischi diametro 15 cm, altezza 7cm.
Opera disponibile
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