Mi è sempre piaciuta la venere di Willendorf, ha qualcosa di veramente ancestrale, un alone di mistero. Un'idealizzazione, un vero esercizio di astrazione della figura della donna, sicuramente un’opera d’arte, che indica la capacità dell'umanità di andare oltre la forma, oltre a quello che l’occhio vede. Qualcuno ha cristallizzato la realtà che viveva migliaia di anni fa, facendo della scultura un messaggio, perché l’essere umano ha la necessità di comunicare, di raccontare.
Avevo disegnato questi schizzi qualche tempo fa e ora li
ripropongo su qualche disco che era rimasto vuoto in una scatola. Non amo
particolarmente buttare cose su cui ho lavorato tanto. Ho fatto questi graffiti
partendo dalla figura di abbondanza della venere di Willendorf e immaginando
che più passano i secoli e più l'ideale di donna diventa praticamente
filiforme.
Considerato che se nelle tribù primitive, una giustificazione
pratica esiste, ad oggi non ve ne è alcuna, a scagionare media e industria
della moda. Capitalisti che insistono nel proporre un modello, obsoleto, di
bellezza irreale ispirato ai manichini di un centro commerciale, che
stra-guadagnano facendoci sentire sempre inadeguati!
L'opera è stata realizzata in Gres ad alta temperatura, 1260°C, in fornace a legna; cristallina base cenere e colorazione in ossido di ferro puro; composta da: Sette dischi diametro 15 cm, altezza 3cm.
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