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Visualizzazione dei post da maggio, 2020

Pratica disegno #3: La danza delle gru

Un lavoro con linee più sottili e dettagliate, non è “piatto” come può sembrare dalla foto: le parti più scure in realtà sono opache e bruciate, molto simili allo sgraffio non ricoperto. Questa tecnica è veramente ancora tutta da scoprire, spero di riuscire ad avere i mezzi nei prossimi mesi per continuare a sperimentare. La danza delle gru è enigmatica, penso che sia la metafora per eccellenza della vita: ritornare sui propri passi, legarsi indissolubilmente, migrare e tornare. In realtà l’esecuzione delle figure distrae dal vero significato della danza. Infatti, per Teseo danzare diventa una necessità per uscire dal labirinto di Minosse, e quindi sfuggire alla morte. La sequenza che ho riprodotto riprende il concetto della precedente opera “Maledetta Magna Grecia!”. In sostanza una bella maschera secondo i criteri estetici della massa, unita alla rigida formalità della “società impersonale”* garantiscono,sicuramente per gli “automi” che la vivono, il successo materiale nella vita. Un

Pratica disegno #2: Auto-ri(cordo)tratto

Continuo con questa tecnica che sembra esercitare su di me una particolare attrazione. Sto cercando di lavorare per avere dettagli più definiti e sfumature con più gradienti. Si tratta di due ritratti uno frontale e l’altro di profilo in stile volutamente didattico.  Non è propriamente un autoritratto, si tratta di un ricordo in sintesi del mio viso all’età di tre o forse quattro anni. Rivendendomi in una vecchia foto, ho avuto oggi la sensazione che con ogni probabilità in quel momento ero vivo, caldo e rosso in viso come i pomi che raccoglievo, in quel campo assolato. La ricchezza della vita è fatta di ricordi, dimenticati. - Cesare Pavese, Il mestiere di vivere. Diario 1935-1950, 13 febbraio 1944. L'opera è stata realizzata in Gres ad alta temperatura, 1260°C, in fornace a legna; cristallina base cenere e colorazione in ossido di ferro puro; composta da: due dischi diametro 13 cm, altezza 3cm. Opera Disponibile 

Pratica disegno #1: Astri speculari

Dopo aver studiato e sperimentato questa tecnica del disegno con l’ossido di ferro sotto-cristallina, ho iniziato ad apprezzarne le particolari tinte e sfumature dal nero, al seppia. Ho deciso di lavorarci su utilizzando dei dischi, inutilizzati al momento, che avevo messo da parte lo scorso anno per farne bassorilievi (dopo aver deciso – in tempi brevi: meno di un anno - di farli su un supporto di forma diversa!). “Astri speculari” altro non sono che linee: pieni e vuoti, luci e ombre. Complementari solo se stanno l’uno accanto all’altro. Inutili e senza significato, qualora si separassero. La luna non è che il complemento della terra, il suo rovescio speculare, il luogo dove s’aduna tutto ciò che sulla terra si perde. - Ludovico Ariosto nell’Orlando furioso. L’opera è stata realizzata in gres ad alta temperatura, 1260°C, in fornace a legna; cristallina base cenere e colorazione in ossido di ferro puro; composta da: due dischi diametro 13 cm, altezza 3cm.

Maledetta Magna Grecia!

Maschere e soltanto maschere sembrano affascinare i miei conterranei più di qualsiasi altra cosa. Realizzai le mie prime reinterpretazioni di maschere apotropaiche tanti anni fa, spinto da un semplice desiderio di trovare l’autenticità e le radici di quel che credevo il mio lavoro.  Oggi penso che siano loro stesse a ritornare nei miei lavori, di tanto in tanto, si manifestano improvvisamente!  Io penso che queste maschere apotropaiche siano veramente il simbolo più forte dello stereotipo di questa terra. Allora essere ossessionato dal plasmarle mi rende un auto-stereotipo di “calabresità”? Definizione abusata e pericolosa che media e intellettuali utilizzano ad-hoc per distinguerci ancora una volta nel nuovo millennio. Quasi tutto quello che si legge qui della Calabria, a parte la letteratura dialettale, è rivolto in genere a magnificare una Calabria che non esiste più, e cioè le colonie greche, e Sibari, e Locri. La tendenza è al classico. Il povero bracciante fugge n