Un lavoro con linee più sottili e dettagliate, non è “piatto” come può sembrare dalla foto: le parti più scure in realtà sono opache e bruciate, molto simili allo sgraffio non ricoperto. Questa tecnica è veramente ancora tutta da scoprire, spero di riuscire ad avere i mezzi nei prossimi mesi per continuare a sperimentare.
La danza delle gru è enigmatica, penso che sia la metafora per eccellenza della vita: ritornare sui propri passi, legarsi indissolubilmente, migrare e tornare. In realtà l’esecuzione delle figure distrae dal vero significato della danza. Infatti, per Teseo danzare diventa una necessità per uscire dal labirinto di Minosse, e quindi sfuggire alla morte. La sequenza che ho riprodotto riprende il concetto della precedente opera “Maledetta Magna Grecia!”. In sostanza una bella maschera secondo i criteri estetici della massa, unita alla rigida formalità della “società impersonale”* garantiscono,sicuramente per gli “automi” che la vivono, il successo materiale nella vita. Una danza per ingannare e sottrarsi alla morte il più a lungo possibile, perché poi?
*Simone Weil nel 1930: Viviamo la società come se fosse un paesaggio: non ci coinvolgiamo, non lo modifichiamo, non ci interessa, lo viviamo e basta, a prescindere dal fatto che ci piaccia o meno.
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