Maschere e soltanto maschere sembrano affascinare i miei conterranei più di qualsiasi altra cosa. Realizzai le mie prime reinterpretazioni di maschere apotropaiche tanti anni fa, spinto da un semplice desiderio di trovare l’autenticità e le radici di quel che credevo il mio lavoro. Oggi penso che siano loro stesse a ritornare nei miei lavori, di tanto in tanto, si manifestano improvvisamente! Io penso che queste maschere apotropaiche siano veramente il simbolo più forte dello stereotipo di questa terra. Allora essere ossessionato dal plasmarle mi rende un auto-stereotipo di “calabresità”? Definizione abusata e pericolosa che media e intellettuali utilizzano ad-hoc per distinguerci ancora una volta nel nuovo millennio. Quasi tutto quello che si legge qui della Calabria, a parte la letteratura dialettale, è rivolto in genere a magnificare una Calabria che non esiste più, e cioè le colonie greche, e Sibari, e Locri. La tendenza è al classico. Il povero bracciante fugge n
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